Letto universitario - Veneto Trasgressiva

La sera aveva avvolto Macerata in un manto scuro e vellutato, punteggiato qua e là da bagliori caldi che filtravano dai pub del centro. Nelle stradine acciottolate, il rumore dei passi si mescolava alle risate, al profumo di vino e legno antico. Alice, con i suoi occhi scuri e attenti, si era rifugiata in un locale intimo, cercando un po’ di evasione dalla consueta routine.

Non si aspettava di incontrare Francesca.
I suoi tatuaggi raccontavano storie di avventure e ribellione, e il modo in cui occupava lo spazio intorno a sé emanava una sicurezza naturale. Uno sguardo e si riconobbero, come se appartenessero da sempre allo stesso universo.

Sedute una di fronte all’altra, parlarono per ore. Le parole si alternavano a silenzi densi, a sorrisi che dicevano più di mille frasi. Alice percepiva un’energia familiare, come se Francesca fosse una vecchia conoscenza ritrovata in un’altra vita.

L’invito a continuare la serata altrove arrivò naturale, senza premeditazione.
L’appartamento di Francesca era un loft luminoso e ordinato, ma avvolto da una luce soffusa che rendeva ogni cosa più intima. In quell’atmosfera sospesa, la vicinanza tra le due si fece palpabile, quasi tangibile.

Si sedettero sul divano, le mani trovandosi per caso e rimanendo intrecciate. Gli sguardi, sempre più lunghi, raccontavano ciò che le parole non osavano dire. I respiri si fecero lenti, i gesti più istintivi. Un abbraccio prolungato, un viso che sfiorava l’altro, un battito accelerato che trovava risposta nell’altra persona.

Il tempo sembrava essersi dilatato. Si muovevano come se stessero danzando una coreografia segreta, fatta di carezze leggere, sorrisi accennati, pause che bruciavano di attesa. Ogni contatto, anche il più semplice, diventava un ponte verso qualcosa di più profondo.

Non era solo attrazione. Era il riconoscimento reciproco di due anime affini, di due donne che sapevano esattamente cosa cercavano e, in quel momento, lo avevano trovato.

Più tardi, distese una accanto all’altra, rimasero sveglie a parlare sottovoce. La città fuori si stava preparando all’alba, ma lì dentro il mondo era sospeso, fatto solo di pelle sfiorata, di profumi mescolati, di calore condiviso.

«Vuoi restare?» chiese Francesca, con un filo di voce che conteneva sia desiderio che timore.
Alice annuì, sapendo che quella notte era solo l’inizio.

E così si addormentarono insieme, con la certezza silenziosa che la vita le aveva fatte incontrare al momento giusto. Macerata avrebbe continuato il suo ritmo quotidiano, ma per loro era iniziato qualcosa che meritava di essere scoperto, un passo alla volta, tra emozioni, intimità e complicità crescente.

L’alba era passata da qualche ora quando Alice aprì gli occhi. La luce filtrava morbida dalle tende di lino, illuminando il loft in toni dorati. Francesca dormiva ancora, i capelli sparsi sul cuscino e il respiro lento, una mano appoggiata sul fianco di Alice come per tenerla lì, ancorata a lei.

Per qualche istante, Alice rimase immobile a osservarla. C’era qualcosa di ipnotico in quel volto rilassato, quasi distante dalla donna energica e carismatica conosciuta la sera prima. Sembrava un segreto che le era stato concesso di sbirciare.

Decise di alzarsi in punta di piedi. Camminando scalza sul pavimento di legno, notò dettagli che la sera prima le erano sfuggiti: un cavalletto con una tela iniziata, una collezione di vinili disposti in ordine maniacale, fotografie in bianco e nero appese alle pareti che ritraevano viaggi, volti, strade lontane. Tutto parlava di una vita intensa e vissuta senza paura.

Alle sue spalle, una voce roca e ancora impastata di sonno:
— Ti piace curiosare, eh? —
Alice sorrise senza voltarsi, fingendo di osservare una foto.
— Mi piace scoprire — rispose, con una sfumatura di malizia nella voce.

Francesca la raggiunse, sfiorandole la schiena con le dita. Un tocco leggero, ma che bastò a farle percorrere un brivido lungo la colonna vertebrale. Alice si voltò e trovò quegli occhi scuri puntati su di lei, caldi e decisi.

Il tempo si deformò di nuovo. Si avvicinarono, i corpi trovandosi come se fossero stati progettati per combaciare. Il primo bacio fu lento, quasi timido, ma nascondeva un’urgenza trattenuta. Francesca le prese il viso tra le mani, guidandola verso il divano, senza mai rompere quel contatto di labbra e respiro.

Sedute una accanto all’altra, le mani iniziarono a cercare strade nuove. I polpastrelli di Francesca disegnavano linee invisibili sulla pelle di Alice, indugiando nei punti in cui sentiva il respiro farsi più veloce. Alice rispose con gesti altrettanto decisi, lasciando che la stoffa degli abiti diventasse un ostacolo sempre più insopportabile.

Quando il primo bottone cadde, non ci fu più ritorno. Ogni carezza era un invito, ogni sguardo un comando silenzioso. Le risate si mescolavano ai sospiri, il gioco della seduzione diventava un linguaggio privato che solo loro due comprendevano.

Si mossero dal divano al tappeto, poi contro la parete, come se ogni angolo della casa dovesse custodire un ricordo di quella mattina. La luce del sole entrava a fasci, accendendo riflessi caldi sulla pelle e sui tatuaggi di Francesca, che parevano animarsi a ogni respiro più profondo.

Il ritmo aumentò, e con esso la confidenza dei gesti. Non c’erano più esitazioni, solo il piacere di perdersi e ritrovarsi all’interno di un abbraccio che non aveva confini. Era un’energia cruda e raffinata allo stesso tempo, un’eleganza carnale che non lasciava spazio al mondo esterno.

Poi, all’improvviso, Francesca si fermò. Il respiro ancora affannato, un sorriso lento che si apriva sulle labbra.
— Aspetta qui — disse, lasciandola sul tappeto, sorpresa e incuriosita.

Scomparve nella stanza accanto. Alice sentì il fruscio di una borsa, poi passi veloci che tornavano verso di lei. Francesca si inginocchiò accanto e le porse una piccola scatola di velluto nero.

— Non è un regalo qualsiasi — mormorò, guardandola dritta negli occhi.

Alice aprì la scatola e trovò un paio di chiavi. Francesca si sporse fino a sfiorarle l’orecchio con le labbra, sussurrando:
— Una è di casa mia. L’altra… apre un posto che voglio mostrarti, solo se accetti di restare nella mia vita.

Alice la fissò, sorpresa e senza parole. In quell’istante capì che quella connessione nata in poche ore non era un fuoco passeggero, ma l’inizio di qualcosa di molto più profondo.

Fuori, Macerata brulicava della vita di un sabato mattina qualunque. Dentro, tra quelle quattro mura, due donne avevano appena aperto la porta di un futuro che nessuna delle due aveva previsto, ma che entrambe desideravano ardentemente.




Vota la storia:




Iscriviti alla Newsletter del Sexy Shop e ricevi subito il 15% di sconto sul tuo primo acquisto


Iscrivendoti alla newsletter acconsenti al trattamento dei dati personali come previsto dall'informativa sulla privacy. Per ulteriori informazioni, cliccando qui!

Non ci sono commenti

Per commentare registrati o effettua il login

Accedi
Registrati