- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Elena
- Categoria: Racconti erotici lesbo
- Pubblicata il 05/08/2025
- Autore: Elena
- Categoria: Racconti erotici lesbo
La stanza bianca - Veneto Trasgressiva
Elena aveva sempre vissuto dentro una prigione dorata fatta di controllo e compostezza. A 38 anni, affermata terapeuta di Trapani, indossava ogni giorno un’eleganza che era anche corazza. Ma sotto quella superficie ordinata, il divorzio aveva lasciato un vuoto che non riusciva più a ignorare: nessun abbraccio, nessuna lingua sulla pelle, nessuna scossa che le risvegliasse il corpo.
Era una donna educata a contenersi, e ormai non ricordava più cosa significasse sentirsi inondata dal desiderio. L’umidità tra le gambe, il respiro che si fa corto, le gambe che tremano sotto dita sconosciute: tutte cose che appartenevano a una vita precedente.
Poi sentì parlare di Nadia.
Trentacinque anni, escort raffinata con un approccio quasi terapeutico, sofisticata come una goccia di Chanel sul collo e sicura di sé come solo una donna che conosce il piacere può esserlo. Aveva una reputazione: aiutava donne sole a ritrovare sé stesse, non con parole, ma con mani, bocca e pelle.
Dopo settimane passate a combattere con la vergogna, Elena si arrese a un impulso che la divorava. Chiamò.
L’incontro avvenne in una stanza anonima, quasi ascetica, lontana dal mondo giudicante di Trapani. Nessuna musica, nessuna messinscena romantica. Solo due donne, e il vuoto da riempire.
Nadia la accolse nuda sotto una vestaglia di seta color cipria. Il suo corpo era armonioso, pelle liscia e profumata, seni pieni e fianchi accoglienti. Gli occhi, invece, dicevano tutto: “Ti vedo. E so cosa ti manca.”
«Sei pronta a lasciarti toccare sul serio, Elena?» chiese con una voce bassa, lenta come miele caldo.
Elena annuì, il cuore che batteva come se stesse infrangendo una legge segreta. Nadia si avvicinò e la abbracciò, nuda. Il contatto fu una scossa. Seni contro seni, ventre contro ventre. E poi un bacio, inizialmente casto, poi più affamato, bagnato, carnale.
La condusse davanti a uno specchio a figura intera, dietro di lei, e la guardò dritta negli occhi.
«Guardati mentre ti sciogli. Voglio che tu veda quanto sei bella quando non hai più paura.»
Le mani di Nadia scivolarono lungo la schiena di Elena, sfiorandole il collo, poi i seni, stringendoli con lentezza. Quando raggiunse il ventre, e poi oltre, Elena emise un gemito che non le apparteneva da anni. Era come se il suo corpo si riaccendesse, zona dopo zona, centimetro dopo centimetro.
«Toccati. Fallo per me.»
Elena obbedì, con la guida delle mani esperte di Nadia. Le loro dita si intrecciarono sul clitoride di lei, accarezzandolo con cerchi sempre più stretti. I capezzoli erano duri, il respiro spezzato. Elena ansimava, tremava, bagnata e desiderosa come non si era mai permessa di essere.
«Così… sì, continua… fammi sentire come goccioli per me…» mormorava Nadia, mentre le sue dita acceleravano il ritmo, affondando nella carne calda di Elena, aprendola e facendola urlare.
Il primo orgasmo fu un terremoto. Elena lo urlò, il nome di Nadia sulle labbra, le cosce che si serravano convulse attorno alla sua mano.
La tenne stretta, mentre i respiri si facevano più lenti.
«Hai solo cominciato, amore mio.»
Elena si voltò, la guardò con occhi nuovi, accesi. «Insegnami. Fammi tua.»
Nadia sorrise, eccitata dal cambiamento. La spinse sul letto e si spogliò con lentezza, lasciando cadere la vestaglia. Elena la guardava con fame: la curva dei fianchi, i peli scuri ordinati, i capezzoli scuri e turgidi.
Si baciarono ancora, e stavolta fu Elena a prendere l’iniziativa, esplorando il corpo di Nadia con mani e bocca. Le leccò i seni, poi scese, assaporando la sua eccitazione, quel sapore salato e caldo che la fece bagnare di nuovo.
«Così… brava… continua…» sussurrava Nadia, mentre si offriva completamente.
Poi fu lei a prendere il controllo. Tirò fuori un dildo, lo lubrificò con cura e guardò Elena dritta negli occhi.
«Vuoi sentirmi dentro?»
Elena ansimò, aprì le gambe e annuì.
Nadia la penetrò con delicatezza, facendo entrare il toy centimetro per centimetro, finché Elena non inarcò la schiena in un urlo pieno. La scopò con ritmo, alternando dolcezza e profondità, osservando ogni reazione, modulando il piacere come una sinfonia.
Quando Elena stava per venire, Nadia si posizionò sopra in un 69 lento e sensuale. La lingua di Elena affondò tra le labbra di Nadia, assaporandola, mentre la escort succhiava il suo clitoride con movimenti esperti, alternando labbra e lingua in un ritmo perfetto.
Il secondo orgasmo fu più lungo, liquido, devastante. Un gemito strozzato che si trasformò in pianto.
Non era solo sesso. Era liberazione.
Passarono ore così, esplorandosi, insegnando, gemendo, baciando ogni zona di pelle, come se il tempo non esistesse. Quando finalmente crollarono esauste, nude, tra le lenzuola stropicciate, Elena chiuse gli occhi con un sorriso.
Nadia le accarezzava i capelli.
«Tu non sei solo una terapeuta. Sei una donna. E hai appena iniziato a ricordarlo.»
Nel silenzio della notte trapanese, Elena sapeva di aver rotto qualcosa dentro di sé. E che da quelle crepe stava nascendo una donna nuova. Più viva. Più bagnata. Più libera.
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