- Pubblicata il 30/06/2025
- Autore: Edgar
- Categoria: Racconti erotici masturbazione
- Pubblicata il 30/06/2025
- Autore: Edgar
- Categoria: Racconti erotici masturbazione
Solo davanti alla webcam - Veneto Trasgressiva
In una sera come tante, mentre l'orizzonte di pixel si accendeva del rosso porpora di un tramonto digitale, Nicola sedeva davanti al suo computer, inghiottito dall’oscurità del suo studio spoglio. Il monitor era il suo unico faro, la finestra attraverso cui spiava un mondo fatto di segreti e desideri inconfessabili. Di giorno grafico freelance, di notte voyeur affamato di emozioni proibite, Nicola si nutriva delle performance di Alice, una camgirl toscana dal viso d’angelo e dal corpo che sapeva trasformare il peccato in arte.
Alice, 26 anni, sapeva come dominare lo schermo. Il suo sguardo malizioso, le labbra carnose, i lunghi capelli castani che accarezzavano le spalle nude: tutto in lei era una provocazione sensuale. Ogni notte si esibiva in diretta streaming dal suo appartamento a Firenze, e Nicola non poteva fare a meno di connettersi, spettatore fedele e silenzioso. Il suo corpo era una calamita: un negligé trasparente lasciava intravedere seni pieni e naturali, e tra le dita aveva sempre un dildo pronto, strumento di piacere che maneggiava con una disinvoltura da esperta del desiderio.
Quella sera, Alice sembrava ancora più ispirata. Si muoveva con lentezza ipnotica, come se conoscesse i tempi esatti per far impazzire chi la guardava. Con gesti lenti pizzicava i capezzoli fino a farli indurire, poi scivolava verso il suo centro, dove il dildo rosa acceso l’attendeva per un rituale già conosciuto ma mai banale. Le sue dita lo bagnavano prima con la lingua, poi lo spingevano dentro di lei con una lentezza esasperante, fino a farlo sparire del tutto.
Nicola, in silenzio, respirava a fatica. Si era già slacciato i pantaloni, liberando il suo membro duro, teso, pulsante. Si masturbava mentre immaginava le mani di Alice sulla sua pelle, le sue unghie sulla schiena, la sua bocca calda avvolgerlo. E poi, lei disse il suo nome.
"Nicola... vieni con me stanotte."
Fu come un richiamo ipnotico. Poi, lo sguardo di Alice si fece diretto, intenso. Si avvicinò alla webcam, con il sorriso di chi sa esattamente cosa vuole.
"Perché non mostri anche tu quel bel cazzo che tieni nascosto?" sussurrò, la voce un misto di ordine e invito.
Nicola si irrigidì per un attimo. Non era mai andato oltre lo sguardo. Ma qualcosa, in quel momento, si sciolse. Il desiderio vinse sulla timidezza. Si alzò, si mise di fronte alla webcam, e si mostrò. Il suo corpo atletico, il cazzo teso e pronto, le vene che pulsavano di eccitazione.
"Bravo, Nicola... adesso fammi compagnia."
Alice riprese a giocare con il dildo, il suo clitoride in primo piano, le labbra dischiuse in un gemito continuo. Nicola iniziò a masturbarsi davanti a lei, la mano decisa, il respiro affannato. Alice lo incitava con parole sporche, frasi sussurrate che facevano esplodere il desiderio.
"Sì… fammi vedere come vieni per me… voglio vederti mentre ti svuoti."
Con quelle parole, Nicola si lasciò andare. Eiaculò in diretta, davanti a lei, con un gemito lungo e liberatorio, mentre Alice lo guardava soddisfatta, il viso arrossato dal piacere, il corpo ancora scosso da brividi.
Il silenzio che seguì fu carico di intimità. Non era stato solo sesso virtuale. C’era stata una connessione. E Nicola lo sentiva. Lei l’aveva visto davvero. Aveva letto oltre lo schermo.
Nei giorni seguenti, Nicola non riusciva a pensare ad altro. Le fantasie su Alice non erano più solo fisiche. Voleva sentirla, toccarla, annusarla. Voleva sapere chi fosse, davvero. Le scrisse. Lei rispose. E accettò di incontrarlo.
Si diedero appuntamento in una piccola trattoria toscana fuori Firenze, lontano da occhi indiscreti. Quando si videro, fu come se si conoscessero da sempre. Alice, dal vivo, era ancora più magnetica: i riccioli ribelli che le incorniciavano il viso, lo sguardo vivo, la voce bassa e calda. Parlava con sicurezza, ma senza arroganza. E rideva. Rideva spesso.
Dopo cena, andarono da lei. L’appartamento era un nido profumato di vaniglia e pelle nuda. Non appena la porta si chiuse, si baciarono. Senza esitazioni. Nicola la prese per i fianchi, la sollevò contro il muro, le gambe di lei attorno alla sua vita. I baci si fecero profondi, le mani esploravano, strappavano vestiti, accendevano scintille.
Nel letto, alla luce soffusa, si spogliarono con lentezza. Ogni capo tolto era un preludio, un invito. Nicola la baciava ovunque, la sua lingua tracciava sentieri di piacere sul suo ventre, tra le sue cosce, fino a fermarsi sulla fessura bagnata. Le sue labbra si aprirono su di lei, leccando, succhiando, fino a farla gemere senza controllo.
Alice ricambiò. Prese il suo cazzo tra le labbra con lentezza crudele, la lingua che giocava sulla punta, le mani che accarezzavano i testicoli. Nicola gemeva, la guardava mentre lei si mostrava esperta, disinibita, perfetta.
Poi la girò. Il suo culo sodo e rotondo lo fece impazzire. Indossò un preservativo e la penetrò con un colpo deciso. Lei gemette, si sporse in avanti, si masturbava mentre lui la scopava da dietro. I colpi si fecero sempre più intensi, profondi, sudati. Il letto scricchiolava sotto di loro, i corpi si muovevano all’unisono, spinti dal bisogno di consumarsi fino in fondo.
Alice venne per prima, il suo orgasmo potente, liquido, gridato. Nicola la seguì subito dopo, con un’ultima spinta profonda, il cazzo che pulsava dentro il preservativo mentre il suo piacere lo investiva.
Rimasero abbracciati, nudi, con i respiri intrecciati e i cuori ancora accelerati.
In quel silenzio fatto di pelle e calore, Nicola capì che Alice non era solo una camgirl. Era una donna capace di accoglierlo per quello che era davvero. Un uomo con desideri segreti, certo, ma anche con un bisogno profondo di essere visto. E Alice, con uno sguardo e un sorriso, l’aveva visto davvero.
I giorni che seguirono quella notte furono un continuo scambio di messaggi, videochiamate e desideri sospesi tra le parole e la pelle. Nicola e Alice non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra. Bastava una foto, una frase sussurrata con la voce roca del mattino, e subito il bisogno tornava a pulsare.
Alice era tornata alle sue dirette erotiche, ma qualcosa era cambiato. Ora, spesso, lanciava sguardi verso la telecamera, sussurrando il nome di Nicola come fosse un segreto condiviso solo con lui. E Nicola, dall’altra parte dello schermo, si masturbava sapendo che quei gemiti non erano più solo spettacolo: erano per lui.
Fu lei, una sera, a scrivergli:
“Voglio che torni. Ma stavolta ti voglio completamente mio. Vieni domani. Dormi da me.”
Nicola non ci pensò nemmeno un secondo. Prese un treno per Firenze il mattino dopo, il cuore pieno di aspettative e il corpo già teso di desiderio.
Quando arrivò, Alice lo attendeva vestita solo con una vestaglia di seta nera che si apriva a ogni passo, rivelando il suo corpo nudo e perfetto. Lo fece entrare senza parlare. Chiuse la porta e lo baciò subito, con urgenza.
Ma non fu come la prima volta. Stavolta prese il controllo.
Lo spinse sul divano, gli slacciò la camicia senza fretta, e si inginocchiò davanti a lui. Con un sorriso perverso, abbassò la zip dei pantaloni e tirò fuori il suo cazzo già mezzo duro. Gli occhi di Alice brillarono di eccitazione.
Lo leccò come se fosse un gelato, la lingua che si muoveva lenta e bagnata lungo l’asta. Poi lo prese in bocca tutto d’un colpo, facendolo gemere. Nicola la guardava mentre lei si muoveva decisa, la bocca che lo succhiava con forza, le labbra che stringevano la base e risalivano lentamente, fino alla punta arrossata. Lo stava svenando con ogni colpo di lingua.
Quando sentì che Nicola stava per venire, si fermò. Gli leccò le palle con lentezza, lo guardò negli occhi e disse:
“Non oggi. Voglio che mi scopi lentamente. Voglio sentire ogni centimetro dentro.”
Lo prese per mano e lo condusse in camera. L’ambiente era immerso in una luce calda, le tende lasciavano entrare solo una sfumatura dorata del tramonto. Sul letto, Alice si distese supina e spalancò le gambe con una naturalezza che toglieva il fiato.
La sua figa era già bagnata, le labbra gonfie e aperte, il clitoride teso come se l’avesse appena accarezzato. Nicola si avvicinò, le baciò lentamente l’interno coscia, poi fece scivolare la lingua tra le sue pieghe, assaporandola. Alice gemeva piano, si mordeva le labbra, le mani intrecciate nei suoi capelli.
“Più forte…” sussurrò.
Nicola obbedì. Le succhiava il clitoride con ritmo deciso, poi le infilò due dita, curvandole verso l’alto. Sentì il suo corpo contrarsi, la voce farsi rotta.
Alice venne così, con un orgasmo violento, liquido, i fianchi che tremavano e i muscoli che si contraevano. Non appena il respiro tornò normale, lo guardò e gli disse:
“Adesso vieni dentro. E prendimi piano. Ma non fermarti.”
Nicola si mise sopra di lei, e con un movimento fluido la penetrò. Il calore che lo avvolse era indescrivibile. Si sentì come risucchiato dentro un abisso di piacere. Alice si aggrappava alle sue spalle, si muoveva con lui, seguiva ogni spinta, ogni respiro.
Si muovevano lentamente, guardandosi negli occhi, le mani intrecciate sopra il cuscino. Ogni colpo era profondo, dolce e carico di tensione erotica. Alice gemeva con voce bassa e continua, un suono che sembrava fatto per lui.
Poi si voltò. Si mise a quattro zampe, i glutei alti, perfetti, offerti. Nicola non resistette. Le infilò un dito nel culo, mentre il cazzo tornava dentro la sua figa ancora umida e calda. Alice impazzì.
“Ancora… toccami lì… fammi sentire tutto…”
Le allargò le chiappe con le mani e la scopò con più forza, mentre con l’altra mano le accarezzava l’ano, stimolandola con lentezza, fino a farle perdere il controllo. Il secondo orgasmo di Alice fu ancora più violento. Si afflosciò sul letto, ansimante, il corpo tremante.
Ma non era finita.
Nicola si sfilò il preservativo, lo lasciò cadere a terra, e si inginocchiò accanto a lei. Alice si voltò, lo prese di nuovo in bocca, succhiandolo con fame. Poi si sdraiò sulla schiena, spalancò la bocca e disse:
“Voglio il tuo sapore. Vienimi in faccia.”
Le bastarono pochi secondi. Nicola la masturbava guardandola, il cazzo teso e lucido, la mano stretta sul fusto. Venne con un gemito lungo e rauco, eiaculando sul suo viso, tra le labbra e il collo, mentre lei lo guardava soddisfatta, il seme che colava lento dalla bocca.
Alice se lo leccò con calma, poi si pulì con le dita e lo assaggiò di nuovo.
“Sei mio, ormai.”
“Lo sono sempre stato.” rispose Nicola, baciandola sulla fronte.
Si addormentarono nudi, avvolti dal profumo del sesso, del sudore e della pelle. E nel cuore della notte, quando si risvegliarono ancora eccitati, si amarono di nuovo. Più lenti. Più profondi. Più veri.
I giorni divennero settimane, e quello che all’inizio sembrava solo un gioco tra una camgirl e un voyeur, si trasformò in qualcosa di più profondo. Alice e Nicola si vedevano spesso, alternando giorni di distanza carica di sexting e videochiamate bollenti, a weekend in cui ogni angolo dell’appartamento diventava teatro di nuove esplorazioni.
Nicola scopriva, giorno dopo giorno, che Alice era una miscela esplosiva di dolcezza e perversione. Aveva una fantasia inesauribile, e una voglia costante di spingersi oltre. Una sera, mentre cenavano sul divano, con una coperta sulle gambe nude e le dita intrecciate, lei gli chiese:
“Sei pronto a lasciarti completamente andare?”
Lui la guardò serio.
“Sì. Ma voglio che sia con te. Solo con te.”
Alice gli sorrise e si alzò. Andò in camera e tornò con una scatola di velluto nero. La posò sul tavolino, lo guardò negli occhi e la aprì. Dentro c’erano un paio di manette in pelle, una benda di seta e un dildo realistico di medie dimensioni.
“Stasera, non ti muoverai finché non sarai esausto. Mi appartieni.”
Nicola non disse nulla. Si limitò a spogliarsi lentamente, lasciando che fosse lei a prendere il comando.
Alice lo fece stendere sul letto, lo legò ai polsi con le manette fissate alla testiera, poi lo bendò. La perdita della vista aumentava l’eccitazione, e Nicola già sentiva il suo cazzo indurirsi senza che lei lo toccasse.
“Oggi userò tutto quello che ho imparato su di te.”
Iniziò con la lingua. Lo baciò ovunque, partendo dal petto, scendendo lentamente verso il ventre, senza mai toccare direttamente il punto più sensibile. Le sue unghie graffiavano leggere le cosce interne, mentre il respiro di lei gli accarezzava il glande.
Poi si chinò, e con lentezza crudele, cominciò a succhiarglielo. Lo ingoiava tutto, fino in fondo, mentre si muoveva a ritmo costante, costringendolo a resistere. Quando sentiva che stava per esplodere, si fermava.
“No. Non ancora.”
Gli salì a cavalcioni, si sfiorava davanti a lui, bagnandosi le dita nel proprio piacere, mentre con l’altra mano gli accarezzava le palle, lentamente. Nicola era al limite.
Poi arrivò il colpo di scena. Alice gli tolse la benda, lo guardò negli occhi e disse:
“Ora guardami mentre mi prendo tutto quello che voglio.”
Senza staccare lo sguardo, infilò il dildo nella sua figa lentamente, inarcando la schiena. I suoi seni si sollevavano a ogni respiro, e il suo corpo si muoveva sinuoso mentre si masturbava davanti a lui, godendo del suo sguardo impotente e affamato. Nicola tirava le manette, le vene del collo tese, il cazzo duro come pietra.
Poi si avvicinò, si inginocchiò sopra il suo viso e disse:
“Leccami. Fammi venire così, con la tua lingua.”
Si abbassò lentamente, fino a sentirsi completamente sulle sue labbra. Nicola la leccava come se fosse la sua unica fonte d’aria, la lingua che danzava tra le sue pieghe, il clitoride sotto assedio. Alice gemeva, si muoveva su di lui, le mani tra i capelli, fino a esplodere in un orgasmo violento, che la fece tremare sopra il suo viso.
E poi, lo liberò.
“Ora scopami. Fammi male. Voglio che mi faccia urlare.”
Nicola la prese da dietro, la schiena di lei piegata sul bordo del letto, il culo alto e offerto. La penetrò con violenza, colpi rapidi, profondi, animali. Alice urlava il suo nome, si masturbava mentre lui la dominava. I corpi sudati, i respiri spezzati.
Poi, senza avvertimento, la prese in braccio, la portò contro lo specchio dell’armadio e la scopò lì, in piedi, mentre lei si guardava riflessa, le mani poggiate sul vetro appannato, il suo corpo piegato in avanti.
“Guardati mentre vengo dentro di te.”
E lo fece. Con un’ultima spinta profonda, esplose dentro il preservativo, mentre lei si stringeva a lui, il corpo attraversato da brividi infiniti.
Rimasero così, fermi, nudi, sudati, i cuori che martellavano nel petto. Nessuna parola. Solo respiro, solo pelle, solo piacere.
Quando si sdraiarono di nuovo, esausti, Alice gli sussurrò all’orecchio:
“Sei venuto per guardarmi. Ma ora non potrai più fare a meno di toccarmi.”
Nicola sorrise.
“No. Ora voglio tutto. Il tuo corpo. La tua voce. E i tuoi segreti.”
E lei, per la prima volta, lo baciò con dolcezza.
Era finito il gioco. Era iniziata la dipendenza.
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