La stanza delle regole - Veneto Trasgressiva

Nella quiete soffocante di una Sassari inaspettata, lontana dal clamore delle strade affollate e dal cuore pulsante della città, si ergeva una casa dalle pareti insonorizzate, un tempio di segreti e desideri inconfessabili. Giorgio, un uomo di 44 anni, direttore di banca, noto per la sua precisione e rigidità, varcò il portone di quella dimora con passo incerto, ma con il fuoco dell'anticipazione che ardeva nei suoi occhi. Era qui per incontrare Ilenia, una mistress sarda di 39 anni, alta come un sogno proibito, con occhi freddi che tagliavano come lame e un corpo scolpito che sembrava sfidare le leggi della gravità.

Giorgio fu accolto da una stanza ovattata, dove il tempo sembrava sospendersi. Ilenia lo attendeva, avvolta in un abito di lattice che ne esaltava ogni curva. Con un gesto imperioso, gli porse un contratto di sottomissione. Giorgio lesse ogni clausola con attenzione, poi, senza esitazione, firmò con un nome che non era il suo, ma quello di un altro sé, di un uomo che viveva solo nelle ombre della notte.

Con il contratto sigillato, Ilenia lo condusse nella "stanza delle regole". Qui, il pavimento era freddo sotto i piedi nudi di Giorgio, e l'aria era carica di un profumo di dominazione e sottomissione. Ilenia lo guidò verso un letto a baldacchino, le cui sbarre promettevano infinite possibilità di restrizione e piacere.

"Sottomettiti, cagna", sussurrò Ilenia con voce che non ammetteva repliche. Giorgio obbedì, sentendo il suo cuore battere all'impazzata mentre lei lo legava con corde grezze che graffiavano la sua pelle nuda. Ogni nodo era un patto di abbandono, ogni strattone un invito a immergersi più a fondo nel gioco di potere che stava per iniziare.

Ilenia prese una frusta, un elegante strumento di pelle e promesse di dolore. Con movimenti fluidi e calcolati, iniziò a colpire Giorgio, ogni fendente una carezza bruciante che lo spingeva oltre i confini della sua resistenza. "Fottuta cagna, urla per me", ordinò Ilenia, e Giorgio, incapace di trattenersi, lasciò che le sue grida di piacere e dolore si fondevano in un coro di sottomissione.

Quando le sue urla si fecero più deboli, Ilenia si avvicinò, calpestando il volto di Giorgio con gli stivali in lattice, un gesto di spregio e di possesso che lo fece ansimare di desiderio. Ogni pressione del suo piede era un sigillo sulla sua sottomissione, un ricordo che la sua pelle avrebbe portato come un tatuaggio invisibile.

"Apri la bocca", comandò Ilenia, e Giorgio ubbidì, accogliendo la punta degli stivali tra le sue labbra, leccando il lattice con una fame che non conosceva limiti. Era la sua regina, la sua dominatrice, e lui non era altro che il suo servo, il suo giocattolo da usare e manipolare a piacimento.

Ilenia si spogliò lentamente, rivelando un corpo che era un capolavoro di potere e sensualità. Indossava uno strap-on, un simbolo fallico che prometteva di reclamare il suo dominio sul corpo di Giorgio. Lo penetrò con decisione, mentre lui la implorava di più, di andare oltre, di possederlo completamente. Ogni spinta era un messaggio chiaro: Ilenia era colei che deteneva il potere, colei che decideva quando e quanto dolore o piacere concedere.

"Guardami mentre ti scopo", ordinò Ilenia, e Giorgio obbedì, i loro sguardi incrociati in un vortice di lussuria e sottomissione. Poteva sentire lo strap-on che si muoveva dentro di lui, toccando parti di sé che non aveva mai esplorato, risvegliando sensazioni che lo lasciavano senza fiato. Era la sua mistress a dettar legge, a trasformare il suo corpo in uno strumento di piacere.

"Ti prego, più forte", gemette Giorgio, e Ilenia sorrise, un sorriso di pura soddisfazione. Aumentò il ritmo, martellando contro di lui, mentre lui si dimenava, legato e in balia della sua dominatrice. Il piacere montava, inarrestabile, fino a quando non esplose in un orgasmo che lo travolse come un'onda poderosa, lasciandolo esausto e supplichevole ai piedi di Ilenia.

Ma Ilenia non era ancora soddisfatta. Liberò Giorgio dalle corde, ma solo per legarlo a sé in un altro modo. Lo costrinse a inginocchiarsi davanti a lei, a guardare il suo viso mentre gli prendeva il membro con mano ferma. "Ora è il mio turno", disse con un ghigno, e iniziò a muoversi su di lui, usando il suo corpo per portarsi al limite, fino a quando anche lei raggiunse il culmine del piacere, urlando il nome di Giorgio come un mantra di possessione.

Esausti, si lasciarono andare sui cuscini sparsi sul pavimento, la pelle sudata e i respiri ancora agitati. Ilenia si girò verso Giorgio, i suoi occhi freddi ora scaldati dal fuoco dell'intimità condivisa. "Sei stato un bravo giocattolo", mormorò, accarezzandogli il viso con una tenerezza inaspettata.

Giorgio sorrise, sentendo il peso della realtà che lentamente riprendeva il suo posto. Era stato il suo sogno proibito, la sua valvola di sfogo, il suo segreto inconfessabile. E mentre si rivestiva, già pensava al prossimo incontro, alla prossima sessione in cui avrebbe potuto abbandonarsi nuovamente al potere di Ilenia, la sua mistress, la sua regina.

Con un ultimo sguardo alla stanza che aveva accolto le loro perversioni, Giorgio uscì, lasciando dietro di sé un mondo di corde, fruste e sottomissione. Tornava alla sua vita di precisione e rigore, ma dentro di sé portava il marchio di Ilenia, un ricordo che avrebbe alimentato le sue fantasie fino al loro prossimo, inesorabile incontro.

Giorgio uscì dalla casa con il cuore ancora impazzito e i segni delle corde impressi sulla pelle come tatuaggi temporanei. Tornò nel suo elegante B&B nel centro storico di Sassari, immerso in un silenzio irreale. Mentre si toglieva la giacca, lo specchio dell’ingresso rifletté un uomo diverso: non più il direttore di banca impeccabile, ma una creatura risvegliata, marchiata dal piacere della sottomissione.

Si lasciò cadere sul letto. E mentre la mente vagava tra i ricordi delle frustate e della penetrazione, un bip improvviso lo riscosse.

Un messaggio sul telefono. Era da un numero sconosciuto.

«Hai lasciato qualcosa da Ilenia. Passa domani alle 20. Non sarai solo. — M.»

Il cuore gli balzò in gola. Non aveva dimenticato nulla… eppure, l’eccitazione tornò a montare come un’onda scura.

Il giorno seguente, alle 20:00 in punto, tornò alla casa dalle pareti insonorizzate. Ilenia lo aspettava, ma non era sola.

Accanto a lei, in piedi, completamente nuda sotto un trench in pelle, c’era una donna. Capelli corti e neri, fisico asciutto, sguardo gelido. Indossava uno strap-on già pronto.
«Ti presento Morena,» disse Ilenia. «Una nuova dominatrice in formazione. Stasera sarà lei a testarti.»

Giorgio la guardò, confuso, eccitato, leggermente intimorito.

«Ti avevo promesso che avrei elevato la tua sottomissione a un altro livello,» sussurrò Ilenia, avvicinandosi a lui. «Morena non ha pietà. Io stasera… osservo.»

E così iniziò.

Morena lo mise in ginocchio senza dire una parola, lo spogliò con movimenti precisi e lo fece inginocchiare su un tappeto ruvido, sotto i riflettori caldi della “stanza delle regole”. Poi si abbassò davanti a lui, afferrandogli il mento.
«Userò te… ma solo perché Ilenia mi ha detto che sei resistente. Sei suo. Ma ora sei anche mio.»

Lo fece stendere a pancia in giù, legandogli le mani dietro la schiena. La penetrazione fu decisa, profonda, brutale. Giorgio gridò, ma non per dolore. Era il piacere nero della completa resa. Morena non parlava, solo ansimava piano, con un’intensità feroce. Ilenia lo osservava dalla poltrona, accarezzandosi il seno e masturbandosi lentamente.

A un certo punto, Morena si fermò.
«Bocca in alto.»

Gli si mise sopra, affondando la finta ma imponente virilità tra le sue labbra, costringendolo a succhiarla con devozione, mentre con l’altra mano gli accarezzava il petto sudato e teso. Giorgio non aveva mai provato nulla di simile. L’umiliazione lo bruciava… ma era quella fiamma che desiderava ardentemente.

Poi accadde.

Ilenia si alzò, e con passo elegante si avvicinò a Morena. Le baciò le labbra con passione, mentre Giorgio le osservava con gli occhi spalancati. Quelle due donne si desideravano, e lui era lì solo per il loro gioco. Si scambiarono un ruolo: ora era Ilenia a montare Giorgio, con una dolcezza dura e rovente, mentre Morena sedeva sul suo volto.

Era diventato un tavolo di piacere, una superficie viva su cui due dominatrici si prendevano tutto ciò che volevano. Le loro grida lo avvolgevano, i corpi che lo schiacciavano e lo inebriavano.

Quando esplose l’orgasmo, fu simultaneo.

Giorgio tremava, il corpo in spasmi, mentre Morena si contorceva sopra di lui e Ilenia urlava il suo nome nel momento esatto in cui raggiungeva l’apice. Il sudore colava dalle pareti insonorizzate, come se anche la casa partecipasse al rituale.

Dopo, mentre erano nudi sui cuscini, con le luci soffuse e i corpi intrecciati, Morena si voltò verso Giorgio.
«Domani volo a Milano. Ma tornerò… se Ilenia mi autorizza.»

«Autorizzata,» disse Ilenia, accarezzandole le cosce. Poi guardò Giorgio:
«Ti ho fatto un regalo. Ma questo era solo… l’esame di ammissione. Ora sei ufficialmente mio.»

Giorgio sorrise, devastato e rinato. Non era più un uomo con un segreto. Ora era un uomo posseduto.

E mentre si vestiva, la mente già correva al prossimo incontro. Non sapeva chi avrebbe trovato. Ma una cosa era certa: quella casa, in quella Sassari insospettabile, non era solo un tempio del piacere. Era diventata la sua nuova verità.

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