- Pubblicata il 29/07/2025
- Autore: Omar
- Categoria: Racconti erotici etero
- Pubblicata il 29/07/2025
- Autore: Omar
- Categoria: Racconti erotici etero
La psicologa del sesso - Veneto Trasgressiva
Ivan si sedette nervosamente sulla poltrona di fronte alla scrivania della Dottoressa Serena, cercando di non fissarla troppo a lungo. A 39 anni, si sentiva intrappolato in una vita di routine e frustrazioni. Il lavoro lo consumava, e la sua vita sessuale era diventata un deserto arido, pieno di insicurezze e paure. Aveva scelto Serena perché il suo approccio era noto come “non convenzionale”. Sapeva anche — anche se nessuno lo diceva apertamente — che in un’altra vita era stata una escort. Forse era proprio quello il dettaglio che lo aveva attratto.
La Dottoressa Serena, 45 anni, corpo elegante, gambe lunghissime incrociate con naturale sensualità e sguardo che pareva leggerti dentro, lo osservava in silenzio. Aveva una voce bassa, calda, sicura.
«Ivan, raccontami. Senza filtri.»
Lui parlò. All’inizio con esitazione, poi con un flusso liberatorio. Raccontò della sua ansia, della sua paura di non essere all’altezza, di quanto si sentisse bloccato ogni volta che il sesso si faceva reale. Lei lo ascoltava, annuiva, e ogni tanto gli lanciava uno sguardo che sembrava accarezzarlo.
Le sedute proseguirono per alcune settimane. Ma poi, in un pomeriggio carico di silenzi densi e tensioni sottili, Serena si alzò dalla sedia e fece il giro della scrivania. Si avvicinò a lui, lentamente.
«Ivan, a volte l’unico modo per superare la paura... è viverla.»
Con gesti lenti, si sbottonò la camicetta di seta, lasciandola scivolare giù dalle spalle. Il reggiseno in pizzo nero non nascondeva quasi nulla. Il suo seno maturo, pieno, sembrava invitarlo a guardare senza colpa.
Ivan rimase immobile, il respiro mozzato.
Serena si sedette sulla scrivania, gambe aperte, lo sguardo fisso nei suoi occhi. «Questo è un corpo, Ivan. Non un esame. Non un giudizio. Solo piacere.»
Le sue dita iniziarono a toccarsi sotto le mutandine, lentamente, aprendole. Il suono umido del suo piacere riempì la stanza. «Guarda come mi accarezzo... segui il ritmo… è tutto lì, Ivan. È ascoltare, sentire, muoversi con il desiderio.»
Ivan non riusciva più a trattenersi. Il suo cazzo era duro, pulsante sotto i pantaloni.
«Vieni qui. Tocca.» Serena gli prese la mano e la guidò tra le sue gambe, facendo scivolare le dita su quel sesso caldo, bagnato. Lui tremava. Ma non si tirò indietro. Iniziò ad accarezzarla, goffamente, poi con più sicurezza, mentre lei gli mormorava all’orecchio cosa fare, come farlo.
Poi prese le sue dita, ancora lucide, e le succhiò lentamente. «Questo è il sapore del desiderio. Ora fammelo assaggiare anche tu.»
Ivan si inginocchiò e iniziò a leccarla, timidamente all’inizio, poi con una fame nuova. La sua lingua si muoveva tra le labbra gonfie, risalendo fino al clitoride, seguendo ogni gemito, ogni respiro accelerato della donna. Serena lo teneva per i capelli, lo muoveva al ritmo del suo godimento, finché non venne con un urlo basso, profondo, tremando su tutta la scrivania.
Ma non era finita.
Si alzò e lo spinse indietro sulla poltrona, gli sbottonò i pantaloni e lo liberò. «Adesso tocca a me imparare da te.» Lo cavalcò con decisione, facendolo penetrare tutto in una volta, con un gemito che gli fece esplodere il petto.
Ivan la guardava, incredulo. La sua pelle contro la sua, il suo sesso che stringeva con forza, le mani di lei sul suo collo. Serena si muoveva sopra di lui con una maestria assoluta, controllando il piacere, gestendo il ritmo, dosando il tormento e la liberazione.
«Resisti ancora?» chiese, mordendogli il lobo dell’orecchio.
«No… sto per venire...»
«Allora vieni per me, adesso.»
E con un ultimo affondo, lui esplose dentro di lei, con un gemito soffocato, il corpo scosso da brividi violenti. Serena lo strinse a sé, baciandolo sul collo, lasciandogli il sapore della sua pelle sulle labbra.
Restarono lì, ansimanti, mentre la stanza riprendeva lentamente a respirare.
Serena lo guardò, con quel sorriso dolce e malizioso che mescolava maternità e perversione. «Hai visto, Ivan? Il sesso non è una sfida. È uno spazio in cui si può essere fragili, veri, vivi.»
Ivan annuì, ancora scosso, ma per la prima volta da anni… libero.
Le sedute continuarono. Con un equilibrio delicato tra terapia e desiderio, tra gioco e liberazione. Ivan imparò a conoscere il suo corpo, ad ascoltare quello dell’altro, a godere senza colpa, senza paura. Serena gli insegnò tutto. Non solo con le parole. Ma con la pelle, con le mani, con la bocca.
Nell’ultima seduta, Ivan si alzò dalla poltrona e si avvicinò a lei.
«Non so come ringraziarti.»
Serena gli accarezzò il viso, sorridendo. «Hai già fatto tutto. Ma... se mai dovessi sentirti di nuovo perso, c’è sempre una sedia libera qui. E un modo per farti tornare a sentire.»
Mentre Ivan usciva, con passo sicuro e il cuore leggero, Serena si riaccomodò dietro la scrivania. Infilò una gamba sull’altra e, con un sorrisetto, aprì il calendario. La prossima seduta era tra un’ora. Un altro uomo, un’altra storia. Ma ogni corpo, ogni desiderio, era unico.
E la Dottoressa Serena non smetteva mai di guarire. A modo suo.
Passarono settimane.
Ivan continuava le sue sedute con Serena, ma ormai la terapia era diventata qualcosa di completamente diverso. Non c’erano più solo parole, analisi o riflessioni. C’erano mani, corpi, lingue e sussurri. Ogni incontro era un'esplorazione nuova, carnale, dove Serena lo spingeva sempre oltre: legandolo, comandandolo, insegnandogli come dominare e farsi dominare. Ivan stava sbocciando, diventando finalmente un uomo consapevole, desiderabile, libero.
Eppure, sotto quella trasformazione, qualcosa serpeggiava. Serena lo guardava a volte con uno sguardo più intenso, più carico. Come se stesse aspettando qualcosa. Preparando qualcosa.
Una sera, durante quella che avrebbe dovuto essere una normale sessione, Serena lo accolse con un sorriso enigmatico.
«Ivan, oggi è la nostra ultima seduta.»
Lui la fissò, improvvisamente in tensione. «Cosa intendi? Perché?»
Serena si avvicinò a lui, toccandogli il petto con le unghie curate. Indossava solo un lungo abito nero aperto ai fianchi, che lasciava intravedere la pelle nuda sotto. «Perché hai finito il percorso… ma non il gioco.»
Ivan era confuso. Serena gli prese la mano e lo condusse in una stanza sul retro dello studio, che non aveva mai visto prima. Era più buia, illuminata da candele rosse e profumata d’incenso. Al centro, un letto basso, con lenzuola nere e catene ai bordi.
Seduta sul bordo, c’era un’altra donna.
Alta, mora, con un trucco deciso e un sorriso che tradiva una sensualità crudele. Indossava un completo in pelle e reggeva un frustino.
Ivan rimase immobile, mentre Serena gli sussurrava: «Lei è Diana, la mia compagna. Anche lei un tempo era una escort... Ora lavora con me. Abbiamo selezionato te per un ruolo particolare.»
«Un ruolo?» chiese lui, con la voce spezzata dall’eccitazione.
«Ci serve un uomo addestrato, obbediente ma audace, per diventare il nostro giocattolo esclusivo. Un amante, un allievo… un oggetto di piacere e potere. Tu sei pronto, Ivan. Lo sei sempre stato. Dovevi solo risvegliarti.»
Diana si alzò, avvicinandosi a lui con passo felino. Gli infilò le dita sotto il mento e gli sollevò il viso. «Ci appartieni. Ora devi solo accettarlo.»
Ivan guardò Serena, poi Diana. I suoi occhi brillavano di una nuova certezza. La paura era scomparsa.
Si spogliò lentamente, lasciando che i suoi vestiti cadessero uno a uno sul pavimento lucido. Rimase nudo davanti a loro, con il cazzo già duro, il respiro accelerato e il cuore colmo di desiderio.
«Fate di me ciò che volete.»
Le due donne lo spinsero sul letto, lo legarono con maestria e iniziarono a usarlo, a turno e insieme: baci, morsi, carezze, schiaffi, tutto orchestrato come una sinfonia di piacere e potere. Serena si inginocchiava su di lui, mentre Diana gli cavalcava la bocca. I loro corpi, esperti e voraci, lo stringevano, lo montavano, lo possedevano.
Lui venne più volte, svuotato e subito riacceso. E quando l’alba filtrò dalle tende, Ivan era un uomo nuovo. Non solo guarito. Rinato.
Mesi dopo, in una città diversa, una nuova clinica di terapia sessuale aprì le porte: Studio Serena & Diana – Rieducazione al Piacere.
Ivan, elegantissimo in giacca e camicia sbottonata, accoglieva i nuovi “pazienti” alla reception. Dietro la porta, due donne dominavano il gioco.
E il ciclo ricominciava.
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