L'ATTICO DELLE DELIZIE - Veneto Trasgressiva

Gianni, con il suo fisico scolpito da anni di sport e gli occhi chiari che scintillavano d’intelligenza e autocontrollo, era un uomo che imponeva rispetto ovunque andasse. Architetto affermato, abituato a gestire cantieri e team, manteneva però un’aura di riservatezza su tutto ciò che riguardava la sua vita privata. Quella sera, tuttavia, aveva accettato un invito insolito: una festa esclusiva in un attico nel cuore di Bari, organizzata da un conoscente del settore. Non sapeva che stava per varcare la soglia di un mondo in cui ogni freno sarebbe caduto.

L’ascensore si aprì direttamente nell’attico, rivelando un ambiente di lusso sensuale e opulento. Velluto rosso, luci calde e bicchieri di cristallo. Gli ospiti si muovevano tra divani e tappeti orientali con una disinvoltura che sapeva di sottintesi. Un cameriere gli porse un bicchiere di prosecco ghiacciato. Gianni ringraziò e si diresse verso il balcone: la città si stendeva sotto di lui, vibrante di luci e mistero.

Non passò molto prima che intuisse la natura nascosta della serata. Gli sguardi erano avidi, i movimenti fluidi, le conversazioni cariche di doppisensi. Poi le vide. Due donne che sembravano appena uscite da un sogno erotico.
La bionda aveva lunghi capelli dorati che le accarezzavano la schiena nuda e un vestito nero trasparente che aderiva alle curve come una seconda pelle. La mora, invece, sfoggiava una tutina in lattice color vino che lasciava scoperte le natiche tonde. I suoi occhi erano due promesse di dannazione. Le due escort si muovevano in perfetta sintonia, predatrici consapevoli del proprio fascino.
"Sei nuovo qui, vero?" chiese la bionda, accarezzandogli l’avambraccio con le dita laccate di rosso.

Gianni annuì. "Un collega mi ha invitato."
"Allora benvenuto," sussurrò la mora, avvicinandosi fino a sfiorargli le labbra con il fiato. Il suo profumo era caldo e speziato, come la notte che stava per iniziare.
Lo presero per mano e lo condussero in una delle stanze laterali. La porta si chiuse dietro di loro con un click ovattato.

Gianni ancora respirava a fatica quando le due escort lo presero per mano, tirandolo su dal letto. Il suo corpo, ancora lucido di sudore, tremava appena, ma il suo cazzo era già di nuovo teso. Non era solo eccitazione: era qualcosa di più profondo. Un bisogno primitivo, risvegliato da quelle due donne esperte e fameliche.

La bionda gli lanciò un’occhiata maliziosa. "Vieni con noi. È ora di scoprire cosa succede nella stanza che pochi hanno il privilegio di vedere."
Attraversarono un corridoio buio, illuminato solo da luci soffuse rosse e blu. La porta alla fine era nera, priva di maniglia. La mora premette una combinazione segreta su un pannello invisibile. Un clic, poi la porta si aprì silenziosa.

La stanza segreta dell’attico era un tempio del desiderio. Pareti insonorizzate, specchi ovunque, catene, corde, letti bassi e divani di pelle nera. Un’atmosfera satura di sesso e libertà.
Gianni si guardò intorno, il cuore che batteva forte. Le due donne lo spinsero al centro, denudandosi completamente. La mora prese una frusta morbida in pelle e la fece schioccare nell’aria. La bionda, invece, si inginocchiò e cominciò a leccargli lentamente l’interno coscia, senza toccare il cazzo, che ormai pulsava come un tamburo tribale.

"Qui giochiamo secondo le nostre regole," disse la mora, mentre lo faceva sedere su una poltrona di pelle. Gli occhi di Gianni si fecero ancora più scuri, ipnotizzati dal potere che quelle due creature esercitavano su di lui.
Lo legarono. I polsi bloccati ai braccioli con cinghie morbide. Le caviglie fissate alla base. Era completamente esposto. Vulnerabile. E incredibilmente eccitato.
La bionda salì su di lui, ma invece di farsi penetrare, si sfregava lentamente sul suo cazzo, facendolo impazzire di desiderio. Ogni volta che lui cercava di spingere il bacino per entrare, lei si sollevava, ridendo.
Nel frattempo la mora si inginocchiò dietro di lui e iniziò a leccargli l’ano con lentezza, alternando la lingua a piccoli morsi sulle natiche. Il corpo di Gianni sobbalzava a ogni tocco.
"Ti piace essere il nostro giocattolo?" sussurrò la mora, spingendo lentamente dentro di lui un plug lubrificato, mentre la bionda finalmente si calava sul suo cazzo con un gemito acuto.
"Così… scopato da sotto e dominato da dietro," sibilò la bionda, mentre si muoveva con una lentezza esasperante.

Lo liberarono solo per stenderlo supino su una pedana bassa, davanti a uno specchio immenso. La mora prese un lubrificante trasparente e iniziò a massaggiargli tutto il corpo, insistendo sui capezzoli, sul petto, sulle cosce. La bionda si accovacciò sul suo viso.
"Leccami come sai fare. Voglio vederti mentre lo fai," disse, guardandolo attraverso lo specchio.
Gianni affondò la lingua nella sua fica gocciolante, assaporando ogni scossa, mentre la mora lo montava da sopra, il suo corpo avvolgente e selvaggio che lo faceva tremare.
Ogni spinta era uno schianto di corpi, di umori, di gemiti e sospiri. La mora si piegò in avanti, baciando la bionda mentre lui le teneva strette per i fianchi, cavalcato da entrambe, usato, adorato, annientato dal piacere.
Quando venne di nuovo, lo fece urlando, mentre la mora lo stringeva forte dentro di sé e la bionda si strusciava contro il suo viso, spruzzando il suo orgasmo sulla sua bocca.

Lo lasciarono disteso, tremante, mentre si sdraiavano ai suoi lati, accarezzandogli il petto e il cazzo ancora semi-eretto.
"Non sei ancora pronto per andartene," disse la mora, passandogli la lingua sul collo.
"C’è ancora una stanza… quella dove perdi il controllo completamente," aggiunse la bionda, accarezzandogli il buco ancora sensibile con la punta delle dita.
Gianni deglutì. L’attico di Bari non era solo una casa: era un mondo, e lui non aveva ancora visto tutto.

All’interno, la seta rossa rivestiva le pareti, e un letto a baldacchino occupava il centro della scena. Non ci fu bisogno di parole. Le mani delle due donne iniziarono a muoversi sul suo corpo, spogliandolo con lentezza, maestria e desiderio crescente. Il cazzo di Gianni, già duro e teso, venne accolto con un sussurro di approvazione.
La bionda si inginocchiò davanti a lui e lo prese in bocca con una dolcezza affamata, mentre la mora lo spingeva contro il letto, mordicchiandogli il lobo e accarezzandogli i fianchi. Ogni carezza era un’esplosione.
Senza smettere di leccarlo, la bionda si spostò per lasciar spazio alla mora, che si sedette sul suo cazzo lentamente, bagnata e aperta come una dea antica. Si mosse con maestria, facendo gemere Gianni, mentre la bionda gli si sedeva sul volto, offrendogli la sua fica depilata, profumata, lucida.
Lui la leccava a fondo, muovendo la lingua con precisione, mentre la mora cavalcava il suo sesso con movimenti sempre più voraci. Le due donne si baciarono sopra di lui, scambiandosi saliva e gemiti, prima di invertirsi con fluidità. Ora era la bionda a cavalcarlo, i seni rimbalzavano ad ogni spinta, mentre la mora lo baciava, gli mordeva il petto e lo incitava a venire più forte.
Gianni prese il controllo. Afferrò la mora e la piegò sul letto, penetrandola con forza, mentre la bionda, con un sorriso crudele e complice, indossava un dildo nero, lungo e spesso.
"Sii pronto," gli sussurrò. Lui si abbassò, offrendo il culo, e sentì il sesso artificiale della bionda scivolare dentro di lui, con lentezza e autorità. La sensazione lo travolse. Stava scopando la mora, mentre veniva posseduto dalla bionda: un tripudio di piacere nuovo, sconvolgente, viscerale.
Le due escort si alternarono con lui, senza pause. Mentre la mora lo succhiava con foga, la bionda lo prendeva da dietro, le mani salde sui suoi fianchi. I corpi si muovevano come in un rituale, in un cerchio di desiderio che non lasciava spazio ad altro.
Quando Gianni venne, fu un’esplosione rovente. Si svuotò dentro la mora, con un gemito animale, mentre la bionda continuava a scoparlo con colpi decisi che prolungavano l’orgasmo all’infinito. Raggiunse un'estasi che mai aveva immaginato.

Si accasciò sul letto, ansimante. Le due donne lo accarezzavano, lo coccolavano, le loro unghie che tracciavano linee invisibili sul suo torace.
"Questa," sussurrò la mora al suo orecchio, "era solo l’introduzione."
"C’è una stanza segreta, Gianni," aggiunse la bionda con un sorrisetto perverso. "Lì scoprirai cos’è davvero il piacere."
Il suo cazzo, ancora sporco di piacere, si mosse di nuovo. Aveva appena iniziato.

Gianni respirava a fatica, il corpo esausto ma ancora affamato. Le due escort lo avevano svuotato due volte, ma non era abbastanza. C’era qualcosa in quell’attico di Bari che lo risucchiava dentro un vortice senza fondo. E ora, loro parlavano di un’altra stanza.
"Vuoi davvero andare oltre?" chiese la mora, passandogli la lingua dietro l’orecchio.
"Quella stanza è riservata solo a chi è disposto a perdere il controllo... del tutto," aggiunse la bionda, mentre lo accarezzava tra le gambe, risvegliando lentamente il suo cazzo.
Gianni annuì. "Sì. Portatemi."

Attraversarono un corridoio più stretto, con pareti nere lucide e una porta pesante in acciaio. La mora bussò tre volte. La porta si aprì lentamente, rivelando una sala più buia, illuminata solo da luci rosse e candele profumate. Al centro, un uomo alto li aspettava in piedi, a torso nudo, con uno sguardo freddo e penetrante.

"Questo è Dario," sussurrò la bionda. "Il padrone di questa stanza."
Era il tipo d’uomo che dominava l’ambiente senza dire una parola. Muscoloso, con la pelle leggermente olivastra, capelli scuri raccolti in un nodo e occhi da predatore. Il suo cazzo, già mezzo eretto, usciva da un’apertura nei pantaloni di pelle.
"Spogliati e mettiti in ginocchio," ordinò Dario a Gianni, senza alzare la voce.
Gianni eseguì, nudo e tremante, non di paura ma di eccitazione pura.

Le due escort si sedettero su un divano, nude e sorridenti, pronte ad assistere allo spettacolo. Dario si avvicinò e con calma gli afferrò i capelli, sollevandogli il viso.
"Se vuoi attraversare questa porta, dovrai farmi vedere quanto sei pronto."
Senza ulteriori parole, spinse il suo cazzo duro contro la bocca di Gianni, che lo accolse con fame, le labbra che scivolavano sulla sua asta spessa, la lingua che lo accarezzava in profondità. Dario lo guidava con dolce brutalità, controllando ogni movimento, facendo colare saliva fino al petto nudo di Gianni.
"Guarda come si comporta bene," disse Dario, rivolgendosi alle due escort, che si accarezzavano le tette e si baciavano languidamente, incitate da quella scena.

Poi lo sollevò e lo fece stendere su una piattaforma imbottita. Lo legò ai polsi e alle caviglie, aprendogli completamente il corpo. La mora si avvicinò e gli mise un nuovo plug, più spesso, mentre la bionda lo leccava tra le gambe, preparandolo.
Dario si lubrificò e lo penetrò da dietro con calma spietata, tenendolo fermo per i fianchi. Ogni affondo era un colpo di piacere violento, che attraversava Gianni come una scarica elettrica. Il suo cazzo colava pre-sperma, rigido e teso senza nemmeno essere toccato.
Le due escort gli si avvicinarono, una da ogni lato: la mora si mise a cavalcarlo mentre era ancora penetrato da dietro, e la bionda si inginocchiò per succhiargli i capezzoli, graffiandolo leggermente con le unghie.
Era in balia dei corpi, delle mani, delle lingue. Non era più un uomo, era uno strumento di piacere
Dario lo scopava con colpi profondi, duri, controllati, mentre la mora si stringeva intorno al suo cazzo, gemendo a ogni spinta. Gianni stava perdendo il senso del tempo, del limite, della realtà.
"Vieni dentro di lei," ordinò Dario, aumentando il ritmo.
E Gianni lo fece. Con un urlo roco, scaricò tutto il suo orgasmo dentro la mora, mentre Dario veniva dentro di lui, mordendogli la schiena e affondando fino all’ultima goccia. Un momento senza respiro, un’esplosione tripla di carne, gemiti e umori caldi che riempirono la stanza come un rituale.

Quando i loro corpi si separarono, Gianni restò sdraiato sul pavimento, nudo e tremante, il petto che si alzava e abbassava a fatica. Le due escort lo accarezzavano come fosse un trofeo sacro. Dario si rivestì in silenzio, poi si avvicinò e gli sfiorò il mento.
"Hai passato la prova. Ora sei uno di noi."
Gianni sorrise, esausto ma pieno. Non era più solo un uomo in cerca di piacere. Era diventato parte di un mondo segreto, oscuro, proibito… e non aveva alcuna intenzione di uscirne.


Due giorni dopo quella notte nell’attico, Gianni ricevette un messaggio. Era un indirizzo fuori Bari, in campagna, accompagnato da una frase semplice:
"Preparati a perderti di nuovo. Ti vogliamo tutto per noi, senza limiti."
Non c’era firma. Non serviva.
Guidò fino a una villa nascosta tra uliveti secolari e muretti a secco. Il portone si aprì automaticamente, rivelando un giardino curato, una piscina a sfioro e una casa in pietra dal sapore antico. Ad accoglierlo, nude sotto vestaglie leggere, c’erano loro: la bionda e la mora, più belle che mai.
"Benvenuto nel nostro rifugio," sussurrò la mora, mentre gli slacciava i pantaloni già all’ingresso. "Qui non ci sono orari, né regole. Solo voglia."

Nel salone con vetrate aperte sulla campagna, lo spogliarono completamente. I corpi nudi delle due escort lo accarezzavano, lo stuzzicavano, lo preparavano. La mora si inginocchiò davanti a lui, leccandogli le palle con lentezza esasperante, mentre la bionda gli stava dietro, unta di olio caldo, e gli strofinava le tette sulla schiena.
"Non vogliamo solo il tuo cazzo, Gianni. Vogliamo la tua mente. Il tuo respiro. Il tuo sangue."
Lui non rispose. Era già completamente loro.

Lo portarono in una stanza al piano superiore, con grandi specchi e un letto rotondo. La mora era sdraiata, le gambe aperte, pronta a essere leccata. La bionda ordinò a Gianni di inginocchiarsi e dedicarsi solo a lei. E lui obbedì.
Le leccò la fica fino a farla urlare, affondando la lingua, succhiandola, entrandole dentro con due dita mentre guardava il suo riflesso nello specchio. La bionda lo osservava, le dita dentro di sé, eccitata dal suo ruolo di padrona.
Poi si avvicinò, si sedette sul suo viso mentre la mora prendeva il suo cazzo in bocca. Gianni veniva usato da entrambe, sommerso da corpi e sapori, e amava ogni secondo.

Nel pomeriggio, lo legarono nudo a una sedia sotto il portico, dove l’aria calda accarezzava la pelle. Davanti a lui, a pochi metri, le due donne iniziarono a masturbarsi a vicenda, lentamente, guardandolo fisso negli occhi.
"Non ti toccherai," ordinò la mora. "Non finché non lo decidiamo noi."
Le loro dita affondavano, i gemiti si alzavano nell’aria, mentre Gianni, col cazzo durissimo, doveva restare immobile, torturato dal piacere di osservare senza poter partecipare.
Quando finalmente la bionda si avvicinò e si inginocchiò tra le sue gambe, lo fece esplodere in pochi secondi con una pompino profondo, sporco, senza freni. Il suo seme schizzò ovunque, mentre la mora lo guardava, accarezzandosi piano.

La sera, dopo cena, lo portarono nella vasca esterna. L’acqua calda avvolgeva i loro corpi come una seconda pelle. La mora si sedette sopra di lui, prendendolo dentro di sé lentamente, mentre la bionda gli baciava il petto, accarezzandogli il culo sotto l’acqua.
Gianni era circondato da corpi, suoni, odori. Le due escort lo avevano fatto diventare loro: un amante, un oggetto, un complice. Non c’era più confine tra sesso e potere, tra piacere e appartenenza.
E mentre veniva ancora, ansimando con la testa tra i seni della bionda, capì che quella villa non era solo un rifugio erotico.
Era la sua adorata casa.





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