Il muratore col vizio - Veneto Trasgressiva

Passione tra le Impalcature

In una Taranto dove il sole abbraccia le pietre antiche del centro storico, Nicola, un uomo di 46 anni, si muoveva tra i cantieri come un direttore d'orchestra tra le sue note. Le sue mani, sempre sporche di calce, erano il sigillo di un lavoro fatto con passione, mentre il suo sguardo deciso non lasciava spazio a dubbi: era lui il capocantiere, l'uomo che conosceva ogni segreto di quelle mura che si ergevano maestose sotto la sua supervisione.

Ma Nicola nascondeva un segreto, un desiderio che si era insinuato nella sua vita come un'ossessione silenziosa. Era successo per caso, una di quelle sere in cui la curiosità aveva avuto il sopravvento, e aveva incontrato Riccardo, un escort gay di 31 anni, magro, atletico, con uno sguardo che non lasciava spazio all'immaginazione. Riccardo era diretto, senza fronzoli, andava dritto al punto come una freccia scagliata verso il suo bersaglio.

Quel primo incontro era stato un gioco, un azzardo, ma ora, ogni giorno che passava, Nicola sentiva il fuoco di quella notte ardere più forte dentro di sé. Riccardo era diventato una droga, una necessità che andava oltre la ragione, un richiamo che non poteva ignorare.

Una mattina, mentre il cantiere si risvegliava al ritmo dei martelli e delle voci degli operai, Nicola si appartò in un angolo nascosto, tra le impalcature e i sacchi di cemento, per godersi la sua pausa sigaretta. Mentre il fumo si mescolava con l'aria calda del sud, sentì una presenza alle sue spalle. Era Riccardo, che con un sorriso malizioso si avvicinò, ignorando il divieto di accesso al cantiere.

"Nessuno ti ha insegnato che qui non puoi entrare?" chiese Nicola, cercando di mantenere un tono di sfida, ma la sua voce tradiva un'emozione che andava oltre l'irritazione.

"A volte, le regole sono fatte per essere infrante," rispose Riccardo, avvicinandosi ancora di più, fino a quando il suo corpo non fu a un soffio da quello di Nicola. Senza aspettare un invito, Riccardo si inginocchiò, slacciò i pantaloni del capocantiere e liberò il suo membro duro come l'acciaio. Nicola inspirò profondamente mentre la bocca calda e abile di Riccardo iniziava a muoversi su e giù, con una maestria che faceva dimenticare ogni altro pensiero.

Il piacere saliva come una marea inarrestabile, mentre i rumori del cantiere diventavano un sottofondo lontano, una colonna sonora per il loro segreto incontro. Nicola si abbandonò a quella sensazione, lasciando che Riccardo lo portasse sempre più vicino all'abisso del piacere.

Quando finalmente si staccò, lasciando Nicola ansimante e con le gambe tremanti, Riccardo si alzò, i loro sguardi si incrociarono e, senza una parola, si diressero dietro una parete in costruzione. Lì, coperti dalla polvere e dal rumore, si baciarono con fervore, sporchi di calce, i loro corpi che si cercavano con urgenza.

Nicola spinse Riccardo contro il muro grezzo, sentendo il desiderio di possederlo, di fondersi con lui. Le loro mani si muovevano rapide, togliendosi i vestiti che diventavano ostacoli inutili. Nudi, eccetto per le scarpe da lavoro ancora ai piedi di Nicola, si sfiorarono, si esplorarono, scoprendo ogni centimetro di pelle come se fosse la prima volta.

Con un movimento deciso, Nicola prese Riccardo per i fianchi e lo sollevò, facendolo avvolgere le gambe attorno alla sua vita. Il contatto della pelle nuda contro il cemento bagnato fu un brivido che percorse entrambi, un contrasto tra il duro e il morbido, tra il freddo del materiale e il calore dei loro corpi.

Nicola entrò in lui con un colpo deciso, sentendo Riccardo che gemeva di piacere. Si muovevano insieme, un ritmo sincopato che risuonava nel silenzio del loro nascondiglio. Ogni spinta era un'onda che li portava più in profondità, un viaggio senza ritorno verso il culmine del desiderio.

"Sei così stretto, così caldo," ansimava Nicola, mentre Riccardo si dimenava sotto di lui, chiedendo ancora di più. "Non fermarti, fammi sentire tutto il tuo cazzo," rispondeva Riccardo, graffiando la schiena di Nicola con le unghie.

Il mondo fuori non esisteva più, c'erano solo loro due, uniti in un abbraccio che era al tempo stesso selvaggio e tenero. Nicola sentì il suo orgasmo avvicinarsi, un'onda che cresceva fino a diventare un tsunami di piacere. Con un ultimo colpo profondo, si lasciò andare, riempiendo Riccardo con il suo desiderio, mentre anche Riccardo raggiungeva il culmine, il suo corpo che si contraeva attorno a quello di Nicola.

Stanchi, appagati, si lasciarono cadere sul pavimento, ancora nudi, ancora avvinghiati l'uno all'altro. Il silenzio che seguì fu interrotto solo dal loro respiro affannoso e dal battito accelerato dei loro cuori.

"Ogni volta che ti vedo, è come se fosse la prima volta," disse Riccardo, poggiando la testa sul petto di Nicola.

"E ogni volta, non vedo l'ora che sia di nuovo," rispose Nicola, accarezzandogli i capelli.

Si vestirono in fretta, consapevoli che il tempo trascorso insieme era un lusso che dovevano rubare alla realtà. Prima di separarsi, si scambiarono un ultimo bacio, un promessa di altri incontri clandestini, di altri momenti in cui il mondo si fermava e c'erano solo loro due.

Nicola tornò al suo lavoro, le sue mani sporche di calce e il suo sguardo ancora più deciso, ma con un sorriso soddisfatto che nessuno, tra gli operai e le macchine, avrebbe potuto comprendere del tutto. Riccardo si allontanò dal cantiere, il suo passo sicuro e il suo sorriso enigmatico, portando con sé il segreto di un uomo che, tra le mura antiche di Taranto, aveva scoperto una passione che non avrebbe mai immaginato potesse esistere.

E così, giorno dopo giorno, Nicola e Riccardo continuavano a tessere la loro storia d'amore e di desiderio, un'opera d'arte nascosta tra i cantieri del centro storico, un capolavoro di passione che nessuno avrebbe mai potuto immaginare.

Passarono alcuni giorni. Nicola non aveva notizie di Riccardo. Nessun messaggio, nessuna visita improvvisa tra le impalcature. E quel silenzio lo agitava, lo faceva camminare più nervosamente nel cantiere, lo spingeva a cercarlo con lo sguardo tra gli sconosciuti. Nessuno sapeva. Nessuno doveva sapere.

Poi, una mattina, arrivò una telefonata.

«Signor Nicola, abbiamo bisogno di lei in Comune. È urgente.»

L’ufficio dell’assessorato ai lavori pubblici era fresco, luminoso, ma Nicola sudava sotto la camicia. Di fronte a lui, un uomo elegante, occhiali da vista sottili, sorriso diplomatico. E accanto, una figura familiare, che però Nicola faticava a riconoscere subito.

Riccardo. Ma non con i jeans stretti o la camicia slacciata. Riccardo in giacca blu, cravatta sobria, sguardo composto.

«Le presento l’ingegner Riccardo Bellandi, consulente esterno per i progetti di riqualificazione urbana. D’ora in poi supervisionerà insieme a lei i lavori nel centro storico.»

Nicola impallidì. Riccardo gli tese la mano con naturalezza, un lampo malizioso negli occhi.

«Piacere, capocantiere. Mi sa che adesso... siamo colleghi.»

Quella sera, nel piccolo ufficio di cantiere, Riccardo chiuse la porta dietro di sé, girò la chiave e si avvicinò. Nicola lo afferrò al volo, lo spinse contro il tavolo da disegno.

«Sei un fottuto bastardo,» sussurrò, mentre già gli slacciava i pantaloni.

Riccardo sorrise. «Ti avevo detto che non ero solo un corpo da affittare...»

E si lasciò piegare sul tavolo, nudo dalla vita in giù, con le mani a reggere i fogli dei progetti.

Nicola lo prese da dietro con forza, senza dirgli una parola, mentre la carta sotto di loro si increspava tra spinte e gemiti. Era sesso selvaggio, improvviso, ma con un nuovo sapore: quello del potere condiviso, del gioco cambiato, della consapevolezza che da lì in poi le regole le avrebbero scritte insieme.

Vennero quasi in silenzio, trattenendo le voci, come due amanti esperti di clandestinità.

Fuori, il tramonto arrossava i muri antichi di Taranto. Dentro il cantiere, tra ponteggi e sacchi di calce, due uomini costruivano — senza che nessuno lo sapesse — qualcosa di molto più grande di un palazzo: una storia segreta fatta di sesso, complicità e futuro.

E ogni impalcatura, da quel giorno in poi, sembrava vibrare al ritmo di un respiro trattenuto.




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